LA DIFFIDENZA DEGLI IMPRENDITORI LI PORTA AD ATTEGGIAMENTI AUTARCHICI E A RIFUGGIRE DALLE ESPERIENZE ESTERNE.

Siamo entrati nel periodo dei bilanci: sarà facile e doloroso per le aziende fare il bilancio consuntivo del 2010 ma sarà invece difficile fare il bilancio di previsione. Perché? I contabili, gli amministratori, i centri studi sono forse usciti di senno? No, più semplicemente non è prevedibile dimensionare il comportamento dei consumatori e conseguentemente fare delle stime delle entrate che abbiano coerenza contabile. Ma cosa succede al consumatore? Ha semplicemente modificato radicalmente la sua scala di valori riferita ai beni di consumo: si è liberato dal comportamento omologato della famiglia, del gruppo sociale, dei gruppi di appartenenza ed è andato per la sua strada. Ognuno con le proprie paure, ognuno con la voglia di farla pagare a qualcuno e con l’obiettivo di pagare di meno quello che aveva desiderato fino a ieri. I prodotti low cost sono una prima risposta per intercettare, questo tipo di atteggiamento dei consumatori, che di fatto si è rivelato individualista e solitario, e quindi inclassificabile nelle statistiche merceologiche e se gli statistici sono rimasti senza numeri e percentuali, molti imprenditori sono rimasti senza bussola. Soprattutto nel mondo delle imprese la reazione è stata quella di disperarsi dietro le quinte, di tener duro, ma di affrontare solitariamente le cose. E’ prevalsa l’idea di non dover dire “in giro” la propria realtà, perfettamente in linea con una stereotipata concezione di impresa padronale. Qualche carta è stata scoperta solo sulle scrivanie dei funzionari degli istituti di credito peraltro ingessati dalle regole di  Basilea, resi indifferenti dalla burocratizzazione e dal declino della responsabilità d’agenzia, impauriti da una debacle di solvibilità che riguarda imprese, famiglie e single.

Ne è uscita rafforzata la diffidenza, a 360 gradi: figurarsi verso gli esperti esterni, i cosiddetti consulenti. Quando era il momento per aprirsi, per confrontare la propria storia e la propria esperienza con qualcuno che avesse vissuto professionalmente più storie e più esperienze, questa apertura è venuta meno. Le imprese in questa situazione di incertezza avrebbero dovuto ricorrere massicciamente ai consulenti di direzione, cosa che forse è avvenuta nelle grandi aziende ma sicuramente molto limitatamente nelle piccole  e medie. Ciò non è avvenuto e sta incrementando le situazioni di difficoltà registrate dalle imprese.

Maria Gabriella Ferrazza